[CLAC] I: CONSIDERAZIONI SULLA VIA DEL REVAMPING…

adrifaustmen a libero.it adrifaustmen a libero.it
Gio 23 Dic 2010 23:09:16 UTC


Ciao a tutti voi, 

purtroppo, accanto agli auguri più sinceri di Buon Natale da parte mia, vi rendo noto il regalo avvelenato che ci arriva dagli amministratori della bassa e della provincia in merito all'area euganea-monselicese per il rewamping del cementificio Italcementi. Segno dei tempi.

Buona (?) lettura e tanti auguri

Adriano


----Messaggio originale----
Da: fmiazzi a gmail.com
Data: 22/12/2010 18.40
A: <miazzi--la-cittafutura a googlegroups.com>
Ogg: CONSIDERAZIONI SULLA VIA DEL REVAMPING…



in attesa del pronunciamento della Giunta provinciale, alcune note e articoli di stampa.
un caro saluto e tanti auguri di Buon natale e felice anno nuovo a tute/i... avremo ancora molte cose da fare....
Francesco Miazzi


ps chi vuole copia della relazione VIA mi mandi una mail fmiazzi a gmail.com
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CONSIDERAZIONI SULLA VIA DEL REVAMPING…
 
Dalla lettura della Relazione Istruttoria per la V.I.A. del progetto di “revamping” di Italcementi, emergono diverse incongruenze e molti punti che lasciano aperti tutti i dubbi che fin dall’inizio hanno caratterizzato l’iter seguito dai vari Enti interessati. Appare evidente la scarsa considerazione delle osservazioni presentate da Enti, cittadini e associazioni. Emerge in modo esplicito che i vari pareri contrari espressi dalla Commissione Tecnica del Parco Colli come dalla Soprintendenza sono stati palesemente ignorati. L’obiettivo era quello di esprimere parere favorevole… e così è stato. Oggi la Giunta provinciale, salvo miracolosi quanto improbabili ripensamenti, metterà il sigillo finale all’operazione imposta dai cementieri, con buona pace di chi ha auspicato una soluzione diversa. 
Tra i tanti aspetti considerati nella relazione, vogliamo porre l’attenzione su tre punti:
1)    1) A pag. 2 della Relazione si legge che hanno deciso di non considerare rilevanti per il pubblico le integrazioni prodotte da Italcementi su parere della Commissione VIA. Ma a pag. 4 leggiamo che le valutazioni espresse nella relazione fanno riferimento principalmente alla documentazione integrativa presentata dalla ditta. Se sono state così determinanti per prendere una decisione che vincola trenta anni un territorio, SICURAMENTE e forse OBBLIGATORIAMENTE dovevano informare anche il pubblico. MA NON L’HANNO FATTO!
2)    2) A pag. 7, sulla tabella delle emissioni di micro-inquinanti, si sostiene che attualmente per tutti gli inquinanti l'impatto non è significativo e confermano che con il nuovo impianto l’impatto futuro sarà ancora NON SIGNIFICATIVO. Per capire che il dato lascia perplessi, basta guardare il registro E-PRTR (registro europeo delle emissioni e dei trasferimenti di sostanze inquinanti) che si basa sulle dichiarazioni fatte dalle aziende, dove Italcementi dichiara nel 2008 di aver emesso le seguenti sostanze: Benzene 4,14 t, Biossido di Carbonio 834.000 t, Mercurio e composti (espressi come Hg) 22,9 Kg, Ammoniaca NH3 14,4 t, Ossidi di Azoto (NOx - NO2) 1880 t, Bifenil policlorurati (PCB) 889 g, Ossidi di azoto (SOx - SO2)  527 t. Se l’emissione annua di 23 Kg di Mercurio e 889 g di PCB non rappresentano un dato significativo, c’è qualcosa che non quadra.
3)    3) Per alimentare i forni si bruceranno 110.000 t/a di Pet-coke, la cui pericolosità è ormai riconosciuta. Inoltre, i Rifiuti Speciali saranno ancora utilizzati come sostitutivo alle materie prime: si prevedono 267.000 t all’anno di Gessi chimici, Ceneri pesanti provenienti da combustione di rifiuti solidi urbani e CDR, fanghi e polvere di segagione marmi, sabbie esauste di fonderia, scorie di acciaieria, etc. Di fronte a questo scenario le prescrizioni sono deboli sulla parte emissioni e non c'è nulla relativamente alla gestione delle fasi di arresto/avvio e/o dei transitori. Inoltre non c’è nessun riferimento alle condizioni locali specifiche, dove insistono altri due cementifici in un’area considerata parco naturale. 
Ora ci sono molti attori che stanno già cantando vittoria. Consigliamo loro molta cautela, perché le forzature applicate a questo procedimento sono state troppe per passare inosservate e rimanere impunite. Restiamo dell’idea che conviene a tutti ripensare al progetto e ad arrivare a una scelta condivisa con il territorio e i suoi abitanti. 


Francesco Miazzi – Consigliere Comunale


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PER ORA HANNO VINTO LORO.... 


Domani la provincia concederà l'autorizzazione alla realizzazione del nuovo stabilimento Italcementi a Monselice.
Hanno vinto loro: la lobby industriale con l'appoggio incondizionato del sindaco di Monselice, della presidentessa del Parco colli Euganei, del sovraintendente dei beni paesaggistico culturali, della commissione della Provincia e della Provincia di Padova.
Le approvazioni sono venute in cascata con una modalità che è un'insulto al buon senso, alla logica e forse alla legge.

Il comune di Monselice, modificando il voto precedente, semplicemente cambiando le persone che dovevano votare apre la macabra danza. 
Lo segue a ruota il Parco Colli che semplicemente non applica il parere negativo della commissione tecnica e assieme al comune di Monselice stipula con italcementi una convenzione (ancora prima della conclusione del Consiglio Comunale) con la quale vende il territorio e le leggi del parco per 33.000 euro all'anno.
Subito dopo la Sovraintendenza, facendo riferimento alla convenzione stipulata fornisce semplicemente il suo parere positivo al nuovo cementificio.
Quindi la commissione provinciale facendo riferimento alle tre precedenti autorizzazioni semplicemente si adegua.
Naturalmente la provincia seguirà lo stesso filone, semplicemente.
Semplicemente la gente non conta più niente, semplicemente comandano loro: si fanno le regole, non tengono conto delle proteste, interpretano le leggi a seconda della convenienza.
Siamo oramai difronte ad un nuovo diffuso metodo di gestione: le istituzioni operano a comando e in cascata pensando in questo modo di autoproteggersi.
Unica barriera ancora possibile, per quel poco di democrazia che rimane, è quella della Magistratura.
Poi si vedrà.
I segnali che indicano quanto la gente (non i partiti) sia arrivata al punto di rottura nel sopportare questa politica di arraffoni e opportunisti si sta levando in tutta Italia.
Alcuni sperano ancora che le cose possano cambiare, altri stanno già preparando i forconi e se li porteranno in piazza saranno cavoli amari.


Nota di Leandro
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invito alla conferenza su "Ricerca e coltivazione di
idrocarburi nel Veneto" che si terra' il 27 dicembre alle ore 20,30 ad Este
(PD). Sara' ospite particolare la Prof.ssa D'Orsogna Maria Rita (Universita'
della California-USA). Questa conferenza e' stata organizzata in collaborazione
con Legambiente e con il patrocinio dell'assessorato all'ambiente del comune di
Este (PD).







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il mattino di padova      MERCOLEDÌ, 22 DICEMBRE 2010



 




 

La relazione della Commissione Via svela alcuni dettagli

 

Domani la Provincia deciderà le sorti del progetto Revamping

 

 

 

 

FRANCESCA SEGATO





 MONSELICE. E’ attesa per giovedì la decisione della Giunta provinciale sul revamping Italcementi. La Giunta dovrebbe prendere atto delle conclusioni raggiunte dalla Commissione Via. Conclusioni di segno favorevole al revamping, come è spiegato nelle 38 pagine di relazione istruttoria. Tra le due alternative prospettate da Italcementi, ovvero la dismissione dell’impianto nel breve-medio periodo oppure il revamping, il Gruppo di lavoro della Commissione Via ha ritenuto preferibile la seconda. Questo perché, come si legge nella relazione istruttoria, «è caratterizzata da una tempistica che è di fatto già stata stabilita nel Parere della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Veneto, espresso nel dicembre 2010: viene stabilito un arco temporale di 28 anni per la produzione, a partire dalla fine delle attività di revamping, seguito da un biennio dedicato alla demolizione degli impianti e alla bonifica del sito industriale». Invece l’altra opzione non dava la possibilità di precedere «una precisa scansione temporale in base alla quale, alla continuazione delle attività (alle condizioni attuali), seguano in successione le fasi di dismissione, demolizione e bonifica dell’intero sito industriale». Insomma, la commissione Via si è allineata al parere formulato dal direttore regionale per i Beni culturali, Ugo Soragni, basato a sua volta sulla convenzione tra Parco, Italcementi e Comune di Monselice. La commissione detta inoltre alcune prescrizioni. Dovrà essere redatto un piano di gestione delle emergenze per eventi accidentali. Entro 6 mesi dal rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale dovrà essere definito un accordo con Provincia, Arpav, e Comuni di Monselice, Este, Baone, Arquà, per la divulgazione dei dati sulle emissioni, a cui Arpav dovrà sempre avere accesso. I camion diretti alla cementeria dovranno rispettare i vincoli imposti dai comuni per il transito. I combustibili usati potranno essere solo pet-coke, carbone e olio combustibile: altri solo previa valutazione della Commissione Via. Altre prescrizioni riguardano l’inquinamento acustico e luminoso. Per l’impatto da viabilità, è richiesta una convenzione anche con i comuni di Este e Baone, come previsto dal Piano Ambientale del Parco. Infine, per garantire il corretto smaltimento dei rifiuti derivanti dalla dismissione dell’impianto, la Provincia chiede a Italcementi una idonea fideiussione.
 L’altra sera il revamping è tornato in consiglio comunale con uno strascico polemico. Il neo consigliere del Pdl, Loris Rossato, si è scagliato contro gli autori del volantino distribuito alle Terme, in cui si ammonivano gli operatori turistici sul revamping: «Chiedo al sindaco di procedere a una denuncia nei confronti dei firmatari, per evitare il rischio di emulazioni». Il Comune potrebbe denunciare i comitati «E Noi?» e «Lasciateci respirare». Il sindaco Francesco Lunghi non ha respinto la proposta: «Chiederò al nostro ufficio legale di valutare se ci sono gli estremi per querelare».



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il mattino di padova   LUNEDÌ, 20 DICEMBRE 2010



   



 

REVAMPING ITALCEMENTI

 

La farsa è finita, si chiude il sipario su ogni futuro alternativo

 

 

Davide Ruzzon




Ecco, ci siamo. Il bivio si intravedeva in lontananza, prima, ora è proprio qui davanti ai nostri occhi: spalancato come una bocca pronta ad inghiottire il futuro. Falsi dottori chini sulle nostre malate incertezze si apprestano a sventolare orgogliosi bandiere nere, appestate di fuliggine e stupidità. Pochi giorni e una delibera firmata dalla giunta provinciale di Padova calerà, come un sipario mesto e pesante, su un intero anno di repliche di questa commedia dell’assurdo.
Salviamo il lavoro. Questo potrebbe esserne il titolo. Schiere di politici sono accorsi sulle soglie di case operaie, affannati a proteggere il futuro dei capifamiglia, non certo quello dei loro figli. Ora saltellano felici: «Abbiamo vinto», sembrano canticchiare. Hanno vinto. Ma che cosa hanno vinto? Italcementi a Monselice manterrà ancora per anni decine di uomini: solo loro hanno vinto, solo quei pochi padri. Ma possiamo davvero biasimare uomini e donne che si sono spesi per salvarsi un posto di lavoro? Nessuno forse al posto loro si sarebbe sottratto a quella lotta.
Non era loro, infatti, il compito di trovare la strada sia per metterli al riparo dalla precarietà del nostro tempo, sia di aprire ad un futuro diverso l’area ai piedi dei Colli Euganei che comprende Monselice, Este, Baone ed Arquà (chissà se il poeta si sceglierebbe ancora questa tomba?). Era compito di quelli che ora son diventati i becchini del futuro cercare di scegliere al bivio la strada giusta. Era il compito troppo gravoso per queste modesti figuri? Era troppo difficile dire «Un momento, si, ma vediamo come fare» al pilota del grande aereo che solca i cieli del mondo chiamato Italcementi?
Sposare l’economia e l’ambiente è semplicemente uno dei precetti fondamentali della sostenibilità, come indicato dall’Onu. E’ un pilastro che dovrebbe orientare e dare solidità ad ogni agire politico. Se rinunciare all’ipotesi di investimento sarebbe stato troppo rischioso, in assenza di un piano industriale sostenibile alternativo, si doveva cercare un luogo diverso, un luogo dove un impianto simile non sarebbe stato causa di un danno così rilevante alle generazioni future.
 Nel tempo del mondo globale i B52 dell’economia scelgono, però, con molta cura i territori dove poggiare le ali: cercano spazi nei quali la resistenza è debole, le distanze ampie e le torri di controllo prive di esseri umani vigili, al più confusi in altre faccende. Monselice era quindi il luogo ideale. L’aeroporto è già esistente, con controllori inclini all’ossequio ed oppositori schiacciati dal dubbio. Connubio perfetto, aderenze al piano di volo nella stanza dei bottoni ed un’opposizione incapace di formulare proposte decise ed alternative.
Che dovremo dire perciò di coloro che nel Partito democratico hanno fatto si che solo alla vigilia del definitivo via libera della Commissione VIA sia stata presa una posizione, dopo un anno dall’avvio del dibattito? Per non parlare dell’opposizione ambientalista che non ha indicato una sola proposta concreta, se non quella di chiudere lo stabilimento. Nel mentre la Lega Nord ha lasciato soli sul territorio, in trincea, alcuni esponenti locali ad urlare la propria contrarietà, come giapponesi nelle isole del Pacifico. Così i professori del futuro alle spalle hanno potuto lavorare, giorno dopo giorno, alla costruzione, sull’uscio del parco dei Colli Euganei, della pista d’atterraggio di quell’enorme uccello dal becco gigante che produrrà ancora per 28 anni cemento. Il velivolo una volta messo a terra il suo nuovo corpo, eretto al cielo il suo enorme becco colorato, sarà a guardia del proprio futuro: si, solo del proprio futuro. Terrà alla larga altri uccelli e altre specie. Nessun altro investimento di capitali, soldi buoni e progetti diversi, compatibili con la vita dei figli e con quello che poteva essere il parco dei Colli Euganei, verrà a cercarci nei prossimi decenni. Possiamo esserne certi: chi ha voglia potrà cominciare a fare la conta dei danni per chiedere al ministro dei Temporali e dei Tromboni un congruo e giusto risarcimento.
Si chiude il sipario. La farsa è finita. Gli attori ringraziano il pubblico assente mentre cercano di svegliare quello addormentato sulle poltrone. «Forza, a casa all’ombra della torre il televisore acceso vi aspetta. State tranquilli, tutto passa, perfino la vita». E’ Natale.

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il mattino di padova   16-12-10, 







Sui Berici cave ancora «congelate»



Francesca Segato

 MONSELICE. Mentre l’approvazione del revamping Italcementi si avvicina alle battute conclusive, e si attende ora il passaggio del progetto in Giunta provinciale, rimane aperto l’altro fronte che interessa il futuro dello stabilimento Italcementi di Monselice: quello relativo alla cava sui Colli Berici. Il prolungamento dell’escavazione, che interessa prevalentemente il comune vicentino di Orgiano, è ancora al vaglio della commissione regionale per la Valutazione di Impatto Ambientale. Commissione però decaduta e di fatto «congelata». «Da quanto sappiamo - spiega il sindaco di Orgiano, Marco Zecchinato - era stata convocata una prima volta la commissione Via, dove è stato presentato il progetto. Ma non sono state fatte altre riunioni perché si aspettano i sopralluoghi promossi dalla Regione. Nei mesi scorsi abbiamo avuto, come amministratori, un incontro interlocutorio con la ditta proponente, chiedendo alcuni approfondimenti sugli studi. Ora hanno prodotto ulteriori studi, che a breve dovrebbero presentare ai Comuni, su alcune questioni che avevano sollevato gli amministratori intervenuti». «Ora si attende il rinnovo della commissione Via - continua il sindaco - ma comunque il progetto ha iniziato il suo iter e deve ancora completarlo». Con l’attuale concessione, in ogni caso, Italcementi dispone ancora di circa 5 anni di escavazione: i permessi scadranno nel 2015. In caso di Via positiva, il cementificio potrà continuare l’escavazione fino al 2030. Tempi che, se confermati, non coincidono perfettamente con i 28 anni di vita concessi allo stabilimento dall’avvio del revamping (calcolando 3 anni per la realizzazione dell’intervento, si finirebbe al 2041). Ma nella sostanza garantirebbero il futuro approvvigionamento.
 Nel padovano i riflettori si puntano ora sulla giunta provinciale, che entro l’anno dovrebbe prendere in esame le conclusioni della commissione Via. E a proposito dell’audizione in commissione Via, il sindaco di Arquà Petrarca, Luca Callegaro (intervenuto insieme ai sindaci di Monselice, Este e Baone), precisa: «Non sono un convinto sostenitore del revamping. Solo che secondo me, a questo punto, non abbiamo alternative. Tanto è vero che ho anche dichiarato che io all’inizio ero per cercare un tavolo di conciliazione, sono rammaricato perché non si è concretizzato, ma ora la mia coscienza mi impone di dire che non può chiudere tutto e mandare a casa tutti. Ho ringraziato la commissione per averci convocati e ascoltati come sindaci - continua Callegaro - e ho espresso il mio rammarico perché in tutto questo tempo mai riusciti a parlare e non è venuta fuori nessuna trattativa per valutare un’ipotesi diversa». Una posizione che ormai è lontana da quella Este e Baone, comuni che invece hanno già preannunciato l’intenzione di ricorrere al Tar. Nel mirino c’è la convenzione tra Parco e Comune di Monselice, che non ha coinvolto gli altri Comuni interessati.


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il mattino di padova   16-12-10












Luigi Secondin Monselice


Le risate di Conte mancanza di rispetto

 Sono un cittadino di Monselice. Il 29 novembre ho assistito ai lavori del consiglio comunale sul progetto Revamping di Italcementi, e sono rimasto disgustato dal comportamento tenuto durante la seduta dal sindaco Lunghi. Mentre intervenivano i consiglieri di opposizione, lui si alzava e sndava a chiacchierare con l’ex sindaco Conte, scambiandosi grandi risate, e così mancando di rispetto al pubblico e allo stesso consiglio comunale.
 Un semplice consiglio, signor sindaco. Abbiamo la fortuna di avere fra noi l’ex sindaco Giuseppe Trevisan. Si faccia dare da questo ottimo esempio di politico qualche lezione di buona educazione e buona amministrazione.













Luigi Secondin Monselice
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il mattino di padova   17-12-10







Un sacchetto di escrementi all attivista anti-revamping



Carla Manfrin Arquà Petrarca

 ARQUÀ PETRARCA. Ancora sacchetti pieni di escrementi davanti alla porta di casa di un attivista anti-revamping. Stavolta la sgradevole sorpresa è toccata a Carla Manfrin, residente ad Arquà Petrarca. L’altro ieri ha scoperto un «pacchetto natalizio», confezionato con un sacchetto rosso, che conteneva escrementi umani. «Lunedì - racconta - ho recuperato dall’esterno il bidone del vetro e l’ho riportato in cortile, ma senza aprirlo. Ieri, quando sono andata a gettare alcune bottiglie, ho scoperto il sacchetto». Ieri mattina l’episodio è stato segnalato alla locale stazione dei carabinieri. Viste le posizioni pubblicamente espresse da Carla Manfrin, va da sé pensare a un collegamento con la questione revamping. E’ di un mese fa il precedente: due sacchetti pieni di escrementi davanti alla porta di casa di Francesco Miazzi, consigliere comunale di opposizione. I comitati avevano denunciato anche altre intimidazioni, volantini strappati e frasi pesanti al presidio. E pure il diverbio con i lavoratori Italcementi, che venerdì avevano filmato l’assemblea promossa dai comitati, testimonia il clima poco disteso. (f.se.)
Gentile direttore, le scrivo perché anch’io, come altri prima di me, ho ricevuto - quasi dono natalizio - un sacchettino rosso di plastica contenente escrementi ben frollati.
 La mia responsabilità? Aver contribuito a organizzare un incontro a cui erano stati invitati il sindaco, consiglieri di maggioranza e di opposizione (che non sono venuti), il parroco, i cittadini tutti, il 19 novembre nella sala parrocchiale di Arquà Petrarca per capire meglio le caratteristiche e le conseguenze del revamping Italcementi nella zona in cui viviamo.
 Non ero contro i lavoratori di quell’impianto: all’alba dei sessant’anni e madre di due figli, conosco il peso che grava su chi ha una famiglia. Ma, come altri, mi sono posta molte domande su alcune questioni che riguardano soprattutto il futuro dei miei figli in questo territorio: quali garanzie per la salute (non siamo ipocriti, la salute è bene assolutamente primario, che viene prima anche del lavoro perché, se siamo ammalati o defunti, non possiamo certo lavorare), quali opportunità lavorative in un territorio sempre più avvelenato (perché l’autorizzazione a bruciare combustibili come il pet coke o il cdr e assimilati consente l’emissione in atmosfera di gas tossici in quantità fino a 9 volte superiore a quella di un inceneritore e i cementifici, revamping o no, non sono tenuti a dichiarare le emissioni di diossine e metalli pesanti, cancerogeni certi), come valorizzare questa bassa padovana in cui sono nata e ho lavorato per tanti anni senza distruggerne la ricchezza paesaggistica e soprattutto umana, cercando strade nuove rispetto allo sfruttamento delle persone e del territorio?
 Alla luce dei fatti, logica vuole che la «cacca» venga da chi è favorevole al revamping e cerca, in modi grezzi come questo, di impedire che le persone si pongano domande perché le risposte potrebbero portare proprio a dimostrare quanto tutta l’operazione abbia ricadute drammatiche sugli oltre centomila residenti nell’area in termini di salute e di possibilità occupazionali a fronte della salvaguardia non tanto di qualche centinaio di posti di lavoro quanto degli interessi di una multinazionale (e di chi localmente ne trae benefici...) che ha saputo ben strumentalizzare a proprio vantaggio le angosce di dipendenti con famiglia. I quali, mi chiedo, non si sono accorti del gioco? Non hanno più parole e hanno solo le ragioni della «cacca»? E’ il valore della «cacca» che vogliono difendere per se stessi e per noi tutti?
 Se questi sono gli argomenti e i metodi di chi è a favore del revamping, cosa dobbiamo aspettarci dall’attuazione dello stesso? Ben misero mondo quello in cui si riduce a questo il confronto e si fa mercato della salute e della vita di molti per gli interessi di pochi!


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il mattino di padova   15-12-10, 







Anche la commissione Via accende il semaforo verde al revamping Italcementi





 MONSELICE. Via libera al revamping Italcementi dalla commissione provinciale per la Valutazione di impatto ambientale (Via). Alla sequenza di pareri positivi già ottenuti, non senza polemiche, dal mega progetto per il rifacimento del cementificio monselicense, ieri si è aggiunto quello determinante della commissione Via. Che ha espresso il proprio parere positivo.
 Sono state anche ascoltate le istanze dei primi cittadini dei quattro Comuni coinvolti: Monselice, Este, Baone e Arquà Petrarca.
 Ora che ha incassato l’assenso della commissione Via, il revamping dovrà approdare sui tavoli della giunta provinciale per l’ultimo passaggio. E l’iter dovrebbe concludersi entro l’anno.
 Ieri mattina la commissione, riunita al completo, ha esposto appunto i risultati dell’istruttoria, contenuti in un documento di 36 pagine. Un’analisi tecnica del progetto, che si è conclusa con il parere positivo. Tra le prescrizioni introdotte c’è anche una novità riguardo ai materiali potranno venire bruciati nel forno del cementificio: solo pet-coke e gasolio. Per qualsiasi altro combustibile dovrà essere riattivata la procedura di Via.
 Al termine della lettura, i commissari hanno ascoltato il parere dei sindaci. Favorevoli Luca Callegaro (Arquà Petrarca) e Francesco Lunghi (Monselice). «L’opzione di una chiusura dell’Italcementi, senza sapere quando, non era percorribile - ha dichiarato Lunghi - mentre il revamping garantisce l’occupazione, la riduzione dell’inquinamento e la dismissione con bonifica del sito dopo 28 anni di attività».
 Il sindaco di Este, Giancarlo Piva, insieme al collega di Baone, Francesco Corso, ha invece illustrato le ragioni del no: «Il parere della direzione regionale per i beni culturali si basa sul presupposto della convenzione tra Parco, comune di Monselice e Italcementi. Convenzione per noi illegittima, in quanto non ha coinvolto anche Este, Baone e Arquà. Quel presupposto illegittimo ha consentito a Soragni di scavalcare un parere negativo della soprintendenza ai beni architettonici». Il secondo ostacolo, secondo Piva, è la mancanza di un accordo di programma complessivo sul comparto cementifero, come previsto dalle norme del Parco. «E se proprio si vuole fare questo danno al territorio - ha aggiunto Piva - chiediamo di fare almeno il danno minore: massimo 15 anni e imporre i limiti emissione degli inceneritori più restrittivi. Come sindaco di Este sottolineo anche il tema dei trasporti, in quanto non è stato adeguatamente valutato l’impatto su Este, Ospedaletto e Saletto per il trasporto di tutte le materie prime dal Vicentino. Con danni alla salute dei cittadini, rischi per incidenti e danni ai manufatti stradali».


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Fanna, continuano le battaglie contro il combustibile da rifiuto

Messaggero Veneto — 15 dicembre 2010  sezione: PORDENONEFANNA. Non mollano gli ambientalisti a Pordenone e Fanna: dopo le 1.086 firme anti-inceneritori è lotta continua a colpi di pubblicità. La petizione è stata depositata in Regione e tanti cartelloni sono stati affissi dal comitato “no incenerimento”. «Bruciare rifiuti? No: è uno scandalo sanitario, economico, sociale». Slogan e proteste con l’ambiente nel cuore. Per difendere i siti di Fanna, San Vito al Tagliamento e altrove, dove gli inceneritori potrebbero accendersi e bruciare tonnellate di rifiuti, inquinando. Il comitato “Sì riciclo no incenerimento” in provincia si è messo di traverso al progetto della Cementizillo a Fanna per l’utilizzo di Cdr, combustibile da rifiuto, nei forni della cementeria. La Conferenza dei servizi regionale ha acceso il verde sul progetto e il malumore serpeggia nella Pedemontana. «Le future generazioni – mette in guardia il cartellone – non ci perdoneranno per questo omicidio ambientale. E tu?». Le direttive europee indicano le priorità assolute della riduzione, differenziazione, riuso e riciclo dei rifiuti urbani. «No su tutta la linea: nella Pedemontana non vogliamo ammalarci – ha ribadito Giacomino Pipolo, cittadino di Fanna, con Giovanni Rampogna, presidente provinciale Ada e Adoc, e Francesca Merighi del comitato di Pordenone –. Sì al riciclo, al recupero, alla valorizzazione del rifiuto come nel modello virtuoso». Salute a rischio con le nano-particelle sprigionate nell’aria dagli inceneritori. «Serve chiarezza sui rischi – ha spiegato il medico Gustavo Mazzi, presidente Isde, che sta dalla parte degli ambientalisti –. L’idea di bruciare il residuo secco dei rifiuti attira perché ci sono tanti soldi in gioco». (c.b.) 


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 INTERVENTO DI CORRADO POLI


Quando Italcementi propose il progetto Re-vamping a Monselice, prevalevano di gran lunga le ragioni per opporsi, ma non nego che ce ne fosse qualcuna valida anche per sostenerlo. Oggi le già poche ragioni a favore sono ulteriormente diminuite e quelle contrarie aumentate. Non è più necessario mettersi a calcolare quante particelle di polveri sottili in più o in meno entreranno nell’aria e nei polmoni, quanti posti di lavoro saranno salvati o quanti camion circoleranno. La valutazione andrà eseguita su cosa ne pensa la gente e su quali sono le forze in campo che rendono conveniente o meno procedere con un’iniziativa che sarà comunque di difficile attuazione poiché si colloca ai margini della legalità. Infatti si può a buon diritto dubitare della compatibilità della presenza dell’impianto con le norme, i piani e le dichiarazioni relative al Parco Colli. A meno che non sia abolito il Parco Colli, questa incompatibilità resterà una spada di Damocle e creerà costanti fastidi a Italcementi per tutta la durata del progetto.
Allo stato dei fatti, il vero problema – oltre a quello normativo – è il contesto politico e sociale che s’è creato a Monselice di cui cercherò di dare una spiegazione oggettiva per quanto ovviamente non neutrale.
So bene che Italcementi ha esperienza di scontri con comitati e popolazione praticamente dovunque vada a causa delle caratteristiche delle sue produzioni. Posso immaginare che l’impresa sappia bene come comportarsi efficacemente in queste situazioni. Ammetto che talora Italcementi abbia compiuto sforzi tecnici validi nel mitigare sostanzialmente gli impatti delle produzioni. Aggiungo persino che sono convinto dell’efficacia di molte delle soluzioni adottate e del progresso tecnico applicato, non solo per conformarsi alle normative ambientali, ma anche per dare un’immagine di azienda sensibile alla tutela ambientale secondo le dichiarazioni dello stesso Consigliere delegato Carlo Pesenti. In alcuni contesti Italcementi è riuscita persino a confrontarsi in modo costruttivo con la cittadinanza grazie alla mediazione di amministrazioni capaci che, anche per mezzo della negoziazione di compensazioni adeguate, spesso ha circoscritto le contestazioni.
A Monselice però ci sono alcune situazioni che giocano contro Italcementi e pongono l’azienda in una situazione di svantaggio e debolezza rispetto ad altre realtà.
Il primo fatto è di tipo normativo e riguarda la difficoltà di mantenere un impianto in un’area protetta. Per tutta la durata dell’impianto, Italcementi e i sostenitori dell’impianto saranno soggetti a costanti contestazioni sul piano legale. Questo svantaggio avrebbe potuto essere ridotto se ci fosse stato un maggiore consenso da parte di una quota rilevante della popolazione che accettava l’impianto.
Invece – e questo è il secondo fatto – la cattiva gestione della proposta di Italcementi da parte dell’amministrazione ha sedimentato la formazione di un fronte anti re-vamping molto più compatto e trasversale di quanto ci si sarebbe potuti aspettare.
La discussione tra favorevoli e contrari al re-vamping ha visto prevalere sempre di più i contrari i quali già partivano con un vantaggio forse sottovalutato. A parte la questione del Parco e dei vincoli normativi, io credo che Italcementi e il Sindaco abbiano creduto che la carta vincente fosse il fare leva sulla crisi e sulle opportunità di lavoro offerte. Invece, (a) anni di opposizione organizzata sul territorio, (b) la presenza delle aree protette e (c) soprattutto una nuova sensibilità ambientale della cittadinanza (che si va affermando in tutto l’occidente opulento) ha reso meno efficace il ricorso all’usurato e retorico discorso della tutela dei posti di lavoro.
Il linguaggio sindacale e del lavoro, persino in un periodo di crisi, non la più la presa di un tempo. Riunisce solo piccoli gruppi corporativi che non a caso negano la lotta di classe tradizionale e si alleano con l’impresa. Ma, a differenza di un tempo, restano minoritari.
Quelli che oggi comunemente chiamiamo i “giovani”, dovremmo piuttosto chiamarli “persone scolarizzate” portatrici di valori e comportamenti nuovi. Il loro numero è cresciuto a partire già dagli anni ottanta, ma la scolarizzazione e l’imborghesimento della società s’è accelerato negli ultimi dieci anni. Ormai anche nella ex-operaia ed ex-contadina Monselice, i “giovani” rappresentano una quota rilevante della popolazione che si estende a quasi tutti coloro che hanno meno di quaranta o forse cinquant’anni. Fare appello ai “giovani” oggi significa rivolgersi a gran parte delle persone sotto i cinquant’anni. La tutela della salute e la necessità di posti di lavoro adeguati alle vocazioni attuali del territorio e dei suoi abitanti sono i temi che incontrano il favore di questa parte crescente, per ovvi motivi d’età e di salute, della popolazione. I vecchi più poveri e meno istruiti, i quali hanno svolto lavori usuranti e condotto una vita meno sana, moriranno presto e prima e non sono in grado di esprimere la loro voce. Non si può negare che per la ovvia resistenza al cambiamento, la retorica del linguaggio operaista e sindacale consente nel breve periodo di aggregare un consenso che però è relativamente facile estirpare.
In questo contesto sociale e politico, non poteva che accadere quello che è effettivamente accaduto. L’amministrazione non l’ha compreso e ha reagito nel modo più inetto immaginabile trascinando Italcementi in una situazione difficile.
Il Comitato “Lasciateci respirare” guidato da Francesco Miazzi è stata una presenza costante e un avversario storico dei cementifici da almeno vent’anni. Un avversario forte, preparato, ma anche comodo in quanto ormai conosciuto e circoscritto nell’ambito di un discorso sociale e politico superato. “Lasciateci respirare” rappresenta l’immagine speculare, l’opposto dell’amministrazione, che usa al contrario lo stesso vecchio linguaggio, usato anche da una parte minoritaria dell’elettorato del PD.. Pur avendo acquistato un peso politico rilevante, tanto da avere sbaragliato (non a caso) alle primarie il candidato del PD e conseguito un risultato eccellente alle elezioni per il Sindaco, Miazzi e il Comitato non sono mai stati nelle condizioni di ampliare i loro consensi. Italcementi questo l’ha sempre saputo e non mi meraviglierei se ne avesse persino favorito la presenza. L’origine nell’estrema sinistra e il linguaggio politico di Miazzi e “Lasciateci respirare” erano e sono un limite invalicabile all’aumento dei loro consensi. Visto dalla parte di Italcementi, hanno operato efficacemente come un argine di contenimento all’opposizione ai cementifici che era considerata da buona parte della popolazione troppo ideologica e troppo di “sinistra”. Emblematico fu il commento di una signora prima delle elezioni: “Io voto per Lunghi, tanto Miazzi non glielo farà fare il cementificio a Italcementi!”. Come dire che era contraria al cementificio, ma non avrebbe mai votato uno di sinistra. Questa è la mentalità veneta: pasciutasi di anticomunismo cattolico, oggi vede nella Lega la vera opposizione. Monselice non fa eccezione.
L’argine però è crollato la primavera scorsa con la formazione del Comitato “Enoi?”. Questa operazione ha ampliato il consenso al centrodestra rompendo l’argine ideologico dell’opposizione a Italcementi. Ma non solo: esso è composto da persone di spessore intellettuale, politico e tecnico capaci di aggregare consenso tra fasce della popolazione finora prive di rappresentanza politica. Avendo una certa esperienza di queste situazioni, vissute a turno da entrambi i lati della barricata, sinceramente devo dire che dalla loro parte hanno una forza in più, cioè un entusiasmo e una dedizione alla causa tipica dei giovani nonostante alcuni abbiano rilevanti esperienze professionali e politiche che consentono loro di operare efficacemente nell’allargamento del consenso. Il problema è anche strutturale e politico di lungo termine e Monselice potrebbe essere solo l’antesignano di qualcosa che succederà anche altrove: presto in tutta Italia sui temi ambientali potranno formarsi coalizioni anomale capaci di cambiare le logore tradizionali aggregazioni del consenso.
Il Sindaco e l’amministrazione con la loro incapacità di comprendere le sensibilità e le nuove esigenze della cittadinanza hanno determinato questa situazione e con il passare del tempo l’hanno peggiorata.
Al punto che ora non interessa più domandarsi se si è favorevoli al Re-vamping o alla diversa economia che “Enoi?” e “Lasciateci respirare” efficacemente promuovono e che non può essere contrastata tra le componenti piccolo borghesi intellettuali (oggi la maggioranza) poiché trova eco su tutti i media nazionali. L’occasione perduta da Italcementi – per evidente colpa del Sindaco e dell’amministrazione – è stata di non avere voluto collegare il progetto re-vamping con le esigenza moderne dell’economia e della popolazione. Non avendo capito il potenziale di opposizione della componente “giovane” ed istruita della popolazione e sviati dal pregiudizio operaista degli anni sessanta, hanno rifiutato un dialogo che avrebbe potuto portare a nuovi progetti e a un compromesso legittimo e corretto. Hanno tentato la via dell’autoritarismo che porterà Italcementi a essere costretta ad abbandonare il progetto. Infatti, se anche l’amministrazione riuscirà a farlo approvare nonostante i ricorsi, gli inevitabili ritardi e gli ostacoli che incontrerà, come potrà Italcementi essere ancora sicura che le converrà avere uno stabilimento in un’area protetta contro il parere di tutta la popolazione per trent’anni? La prossima amministrazione sicuramente esprimerà un sindaco anti-revamping e anti-Italcementi che creerà costantemente problemi. Oltre che per motivi morali, questo atteggiamento sarà necessario a chiunque vorrà ottenere sia posizioni politiche rappresentative, sia compensazioni dall’azienda per il territorio che rappresenta.
L’azienda deve prendere atto che il Sindaco e l’amministrazione sono stati i veri nemici del re-vamping: Italcementi ha fatto un grave errore a puntare su di loro. Se i finanziamenti di Italcementi avrebbero potuto essere un’opportunità, Monselice l’ha perduta per sempre. Ora sembra davvero difficile riuscire a ricucire e, se anche si arriverà a fare il re-vamping, cosa improbabile, si rivelerà un pessimo investimento nel tempo per Italcementi. Infatti i cittadini che si riuniscono nei Comitati per la salute e l’ambiente di Monselice hanno scoperto il piacere di “un’esperienza nuova per il nostro tempo (che) è entrata nel gioco politico: ci si è accorti che agire è divertente ... quando l’uomo partecipa alla vita pubblica apre a se stesso una dimensione di esperienza umana che altrimenti gli rimane preclusa, e che in qualche modo rappresenta parte di una felicità completa”(Hannah Arendt).


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